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Tagli alle pensioni: facciamo chiarezza. Intatti gli assegni Enpam

Previdenza Redazione DottNet | 01/11/2023 17:00

Il provvedimento riguarda i medici iscritti all'Inps che sino al 31 dicembre 1995 possono contare su un’anzianità contributiva da 1 settimana fino a 14 anni e 6 mesi, avendo diritto ad un trattamento misto (retributivo+contributivo)

Di fronte alle anticipazioni giornalistiche sui contenuti della prossima Legge di Bilancio molti medici ancora in attività sono entrati in fibrillazione e diversi sindacati sono scesi sul piede di guerra. Difficile districarsi fra tabelle ed elaborazioni tecniche, anche perché il testo potrebbe essere soggetto (e lo è già stato) a modifiche. È tuttavia opportuno fare chiarezza su alcuni concetti generali, che emergono dai dati finora a disposizione, riservando al prossimo futuro ulteriori approfondimenti.

Innanzitutto nessuna delle norme che saranno sottoposte all’esame del Parlamento impatta sulle pensioni dell’Enpam: non devono quindi preoccuparsi i medici convenzionati ed accreditati (medici di famiglia, pediatri, specialisti ambulatoriali, addetti alla continuità ed emergenza) e neppure quei medici a rapporto d’impiego che hanno scelto la disciplina previdenziale Enpam (i cosiddetti transitati alla dipendenza). Allo stato per loro non ci sono modifiche né migliorative né peggiorative (e questa è già una buona notizia).

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Le brutte notizie riguardano i medici dipendenti iscritti all’Inps e possono essere riassunte in due grandi filoni:

Questo canale di uscita per i medici è tuttavia scarsamente appetibile, sia per la ridotta entità dell’assegno, sia per l’impossibilità di svolgere attività libero professionale sino al compimento dell’età di vecchiaia, sicché è lecito ritenere che siano pochi i sanitari realmente colpiti dal nuovo regime.

    • Quota 103. Dopo gli ultimi chiarimenti all’interno della maggioranza, dovrebbe essere rientrata l’ipotesi di passare alla Quota 104. Quindi il requisito per l’uscita anticipata dovrebbe rimanere fissato a 62 anni di età e 41 di contributi, ma con alcune novità peggiorative. L'assegno sarà ricalcolato con il metodo contributivo e con un tetto massimo mensile pari a quattro volte il minimo, circa 2.250 euro lordi mensili (circa 1.750 euro netti). Questo tetto rimarrà fino ai 67 anni, età del pensionamento di vecchiaia, poi l’assegno diventerà pieno. Inoltre, i medici dipendenti privati, per conseguire il diritto a pensione, dovrebbero attendere l’apertura di una finestra di 6 mesi (attualmente sono 3), mentre i pubblici di 9 mesi (attualmente sono 6); di fatto, quindi, per un ospedaliero la pensione non potrà mai arrivare prima dei 62 anni e 9 mesi.
    • Riduzione dei rendimenti della parte retributiva della pensione. È qui che si annida il danno più pesante per i medici dipendenti (ma anche per maestri, infermieri, dipendenti comunali e ufficiali giudiziari) che non sono già andati in pensione, a prescindere che si tratti di pensione anticipata o di vecchiaia. Per la quota retributiva dell’assegno, determinata con il vecchio sistema di calcolo, la tabella delle aliquote di rendimento, che risale al 1995, sarà sostituita da un’altra, inserita come allegato alla Legge di Bilancio. Sono colpiti tutti i medici che sino al 31 dicembre 1995 possono contare su un’anzianità contributiva da 1 settimana fino a 14 anni e 6 mesi, avendo diritto ad un trattamento misto (retributivo+contributivo).

Non devono quindi preoccuparsi, perché (allo stato) non avranno alcun danno, né i medici che hanno contributi soltanto dal 1996 in poi (calcolo totalmente contributivo), né al contrario i medici che, sino al 31 dicembre 1995, hanno acquisito almeno 14 anni, 6 mesi e 1 giorno di contribuzione. Gli altri avranno invece un taglio della quota retributiva compreso fra il 23,87 e l’1,27%.

Le domande che i medici si fanno sono anch’esse sostanzialmente due:

    • Se anticipo il pensionamento posso in qualche modo evitare i tagli? La risposta è no, a meno che non si riesca ad acquisire una pensione con decorrenza 1° dicembre 2023, ma dato che il medico dipendente deve dare per le dimissioni un preavviso di almeno 6 mesi, sembra una strada piuttosto difficile da percorrere.
    • E allora posso fare qualcos’altro per evitare il ridimensionamento della mia pensione futura? In attesa che la norma si consolidi, coloro che ne hanno la possibilità dovrebbero (entro e non oltre il 31 dicembre 2023), cercare di arrivare ai 14 anni, 6 mesi ed un giorno di contributi ante 1° gennaio 1996, attraverso riscatti effettivi o figurativi (anni di laurea, servizio militare, periodi di maternità ante servizio). Per il riscatto degli anni di laurea, soprattutto, è importante fare la domanda prima che scatti il 2024, perché altrimenti il beneficio pensionistico finirebbe pressoché annullato dall’incremento del costo del riscatto stesso. Il riscatto potrà poi sempre essere rifiutato se cambieranno i presupposti o dovesse risultare troppo oneroso.

Queste le prime riflessioni, ma torneremo certamente ancora su questi importanti temi, man mano che si preciseranno contenuti e interpretazioni delle norme in arrivo.

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