Il provvedimento riguarda i medici iscritti all'Inps che sino al 31 dicembre 1995 possono contare su un’anzianità contributiva da 1 settimana fino a 14 anni e 6 mesi, avendo diritto ad un trattamento misto (retributivo+contributivo)
Di fronte alle anticipazioni giornalistiche sui contenuti della prossima Legge di Bilancio molti medici ancora in attività sono entrati in fibrillazione e diversi sindacati sono scesi sul piede di guerra. Difficile districarsi fra tabelle ed elaborazioni tecniche, anche perché il testo potrebbe essere soggetto (e lo è già stato) a modifiche. È tuttavia opportuno fare chiarezza su alcuni concetti generali, che emergono dai dati finora a disposizione, riservando al prossimo futuro ulteriori approfondimenti.
Innanzitutto nessuna delle norme che saranno sottoposte all’esame del Parlamento impatta sulle pensioni dell’Enpam: non devono quindi preoccuparsi i medici convenzionati ed accreditati (medici di famiglia, pediatri, specialisti ambulatoriali, addetti alla continuità ed emergenza) e neppure quei medici a rapporto d’impiego che hanno scelto la disciplina previdenziale Enpam (i cosiddetti transitati alla dipendenza). Allo stato per loro non ci sono modifiche né migliorative né peggiorative (e questa è già una buona notizia).
Le brutte notizie riguardano i medici dipendenti iscritti all’Inps e possono essere riassunte in due grandi filoni:
Questo canale di uscita per i medici è tuttavia scarsamente appetibile, sia per la ridotta entità dell’assegno, sia per l’impossibilità di svolgere attività libero professionale sino al compimento dell’età di vecchiaia, sicché è lecito ritenere che siano pochi i sanitari realmente colpiti dal nuovo regime.
Non devono quindi preoccuparsi, perché (allo stato) non avranno alcun danno, né i medici che hanno contributi soltanto dal 1996 in poi (calcolo totalmente contributivo), né al contrario i medici che, sino al 31 dicembre 1995, hanno acquisito almeno 14 anni, 6 mesi e 1 giorno di contribuzione. Gli altri avranno invece un taglio della quota retributiva compreso fra il 23,87 e l’1,27%.
Le domande che i medici si fanno sono anch’esse sostanzialmente due:
Queste le prime riflessioni, ma torneremo certamente ancora su questi importanti temi, man mano che si preciseranno contenuti e interpretazioni delle norme in arrivo.
Per incrociare le braccia occorre aver raggiunto 61 anni (in vari casi possono bastarne 59, come vedremo più avanti) e 35 anni di contributi entro il 31 dicembre 2023
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